L'œuvre de Maria Valtorta
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Dal Bollettino valtortiano, N. 19, Giugno 1979.[1]

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Dichiarazione di Vittorio Tredici.

Presidente del l'Associazione Nationale Mineraria.

 

 



(1892-1967)
Originario di Iglesias (Sardegna), fu decorato per i meriti militari durante la prima guerra mondiale.
Dal 1923, aderì al nascente Partito Nazionale Fascista
prima di prendere le distanze da questo partito[2].
Dal 1934 fu presidente dell'Azienda mineraria metallurgica italiana (AMMI).
Nell'ottobre del 1943 accolse una famiglia ebrea. Per questo motivo ottenne postumo il riconoscimento di "Giusto tra le nazioni", che gli fu conferito, per il Yad Vashem, il 16 giugno 1997.

 

DICHIARAZIONE[3].

Ho letto alcuni volumi di "Parole di Vita" scritti dalla Signorina Maria Valtorta.   

Per quanto io debba considerarmi, sotto il profilo della preparazione teologica, semplicemente un profano, tuttavia la impressione da me riportata è stata — immediatamente — quelle che tale Opera non puà esser frutto della semplice volontà umana, anche se esse fosse dotata di dottrina, di culture e di capacità veramente superiori.          

Vi ho sentito l'impronta inconfondibile del Divino Maestro, anche se Esso si presenta agli occhi del lettore sotto una luce cosi realisticamente umana quale non può apparire dalla sola lettura dei Vangeli. Ma tale Umanità — pur umile e naturale — resta però nella stessa Opera sempre, inconfondibilmente, l'Umanità vera del Nostro Signor Gesù Cristo, cosi come nelle nostre meditazioni e nelle nostre aspirazioni ce lo siamo continuamente visto dappresso in tutta la nostre vite di peccatori. Ed ho l'impressione che mentre l'Opera è capace di suscitare, dal più profondo del nostro essere, un immenso tumulto di pensieri, di sentimenti e di buone opere, al tempo stesso convince, in modo oserei dire definitivo, che la verità esiste solamente ed unicamente nel Vangelo, perché Esso — pur in concetti altissimi — è reso accessibile in modo chiaro e perfetto alla mente di tutti.

 

Ciò che più profondamente mi colpi, sotto il profilo critico, nell'Opera, fu la conoscenza perfette che la scrittrice aveva della Palestina e dei Luoghi dove si è svolta la predicazione di Nostro Signor Gesù Cristo. conoscenza che in taluni passe supera la normale cognizione geografica o panoramica, per diventare addirittura topografica e più ancora geologica e mineralogica. Sotto questo profilo, sopratutto per la zona di oltre-Giordano (attuale Giordania) non esistono, per quanto io conosca, pubblicazioni tanto dettagliate da rendere possibile neppure ad uno scienziato che non sia stato di proposito in sito, di poter immaginare e descrivere interi percorsi con tale perfezione da far rimanere perplessi coloro i quali hanno avuto invece questa possibilità.          

Io ho percorso la Palestina e la Giordania ed altri paesi del Medio Oriente in numerosi viaggi. Mi sono soffermato, in modo particolare, nella Giordania per ricerche minerarie, ed ho potuto perciò vedere e seguirt con occhio attento quello che sommarie e non precise pubblicazioni inglesi (le uniche che ritengo esistano in materia, per quelle zone) non possono neppur lontanamente offrire.    

Ebbene, io posso dichiarare, in serena coscienza, che leggendo la descrizione fatta nell'Opera di uno dei viaggi di N.S.G.C. oltre Giordano sino a Gerasa ho riconosciuto, in modo perfetto, con il ricordo vivo che balzava alla mia mente alla lettura, il percorso di Nostro Signore, ed ho riconosciuto la descrizione fatta con tale precisione che soltanto chi poteva o vederla od averla vista aveva la possibilità di essere in grado di ritrarla ! Ma la mia sorpresa si accentuò allorquando, continuando nella lettura, io lessi una dichiarazione di carattere mineralogico laddove, rappresentando dei dicchi sporgenti simili a graniti, afferma che non sono perè graniti ma calcari
[4] ! Dichiaro che tale distinzione poteva essere apprezzata, in sito, soltanto da un esperto ! E continuando leggo ancora che sulla sommità, poco discosto, prima di riprendere la lieve discesa per Gerasa, si trova una piccola sorgente ove N.S.G.C. si fermò con la carovana a consumare una breve colazione[5]. Ora io penso che tale sorgente, che esiste, è di così modesta entità che sarebbe sfuggita, anche transitandoci dappresso, a chiunque non fosse stato particolarmente attento.          

Questi elementi, oltre alla de scrizione di tutto quel viaggio, in quella zona ove la tradizione conforta con l'affermare che i paesi che io ho visto e che sono cristiani quasi al 100% in un Paese preminentemente musulmano sono tali dall'epoca della predicazione di N.S.G.C., rappresentano un fattore che non può lasciare indifferente nessuno.

Questi, ed altri che non cito per brevità, i fatti che hanno colpito il mio spirito critico e che hanno rafforzato in me la convinzione assoluta che quest'Opera è frutto de Soprannaturale ; se così non fosse, io non riuscirei a trovare spiegazione umanamente convincente a questi dati di fatto che ho citato e che sono tuttavia controllabilissimi.          

Ma più che il mio spirito critico è il mio cuore - che si sente migliore ogni volta che può leggere qualche pagina di quest'Opera - che mi assicura che essa è "Opera di Dio". Con tutto il mio essere io auspico che quest'Opera divenga al più presto, con la sua sollecita pubblicazione
[6], patrimonio e dominio di tutta l’umanità, perché sento e penso che tante e tante e tante anime di errante torneranno a l'Ovile ».

Vittorio Tredici,
Roma, Gennaio 1952.

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Fiche mise à jour le 07/02/2018.

 



[1] Reproduite dans Pro e contro Maria Valtorta, pages 90-93.

[2] Voir l’article "La scelta di Vittorio" sur Il cattolico.

[3] Cette déclaration fait partie de toutes celles qui furent réunies pour être présentée au Pape Pie XII, comme suite de la tentative de destruction de l’œuvre de Maria Valtorta par Mgr Giovanni Pepe et le Père Girolamo Berruti. Il fait donc partie, selon le commentaire de l’Osservatore romano, des "personnalités illustres (dont l'incontestable bonne foi a été surprise) qui ont apporté leur appui à la publication". Voir le fac-similé de la supplique du 29 janvier 1952.

[4] Description de Ramot de Galaad en Cisjordanie EMV 287.

[5] Ibid.

[6] L’œuvre de Maria Valtorta ne fut publiée, pour la première fois, qu’en 1956, quatre ans plus tard.